Sul bilancio fin qui, che non può che essere parziale.
L’intertempo, e non mi riferisco solo al dato di quattro vittorie e quattro sconfitte, dice che il cammino lo abbiamo iniziato in modo corretto”.

La cosa di cui è più grato
“Sicuramente avere una società solida alle spalle, perché questa è la garanzia che alimenta la chimica umana trovata subito e poi cresciuta tra le tre aree, quella manageriale di Della Salda, quella tecnica di Sacripanti e quella sportiva che tocca a me”.

Come regalo di Natale preferirebbe l’Unipol Arena piena a Natale o la Virtus a Firenze per le Final Eight?
“Unipol Arena piena, senza nessun dubbio. Al di là del fatto che contro Reggio Emilia saremo solo alla quartultima di andata, dunque non dovremmo avere nessuna certezza di qualificazione, quella è una grande sfida per tutti, figlia di una scelta molto corretta del club”.

Cosa c’era scritto nel famoso vademecum consegnato a tutti i giocatori?
“Semplicemente, la storia della Virtus. Ed erano elencati tanti dettagli, io sono un maniaco dei dettagli: sono quello che fa la differenza. È ad esempio la serietà dei protagonisti che si sono avvicendati in questa società, il rispetto quotidiano della organizzazione. Più ancora che la parte tecnica, bisogna seguire i tratti umani di chi ha fatto la storia del club per capire la Virtus”.

Chi è il giocatore che rappresenta tutti in questa Segafredo?
“Il fatto che abbiamo scelto, tutti insieme, di essere rappresentati da Qvale come capitano significa che nel nostro gruppo le qualità umane hanno un loro peso. Se devo scegliere un numero che rappresenta pure me stesso, dico 41”.