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Alessandro Pajola sul futuro: “Alla Virtus Bologna mi sento importante. L’NBA? Sì, ma solo con le giuste garanzie”

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MERCATO – Alessandro Pajola riflette sul futuro alla Virtus Bologna e non esclude la possibilità di un’esperienza in NBA, ma solo con certezze sul ruolo e il minutaggio.

Nel corso della sua intervista a Sportweek, Alessandro Pajola ha affrontato un tema sempre caldo tra i tifosi bianconeri: il futuro alla Virtus Bologna. Il playmaker classe 1999, simbolo di grinta e fedeltà alla maglia, si è mostrato riflessivo e aperto, ma senza fretta.

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“Non penso troppo al futuro, vivo il presente”

Pajola non si lascia travolgere dalle voci di mercato, che ciclicamente lo accostano a club europei o a un eventuale sbarco in NBA: “Le voci me le girano i miei amici, io resto fuori da queste cose. Non voglio entrarci. Se ne occupano i miei procuratori e, finora, non mi hanno detto niente, perciò ci rido su. La mia filosofia è vivere alla giornata”.

Il suo contratto con la Virtus è in scadenza nel giugno 2026, ma esiste un’opzione di uscita per l’NBA già nell’estate 2025. Un passaggio oltreoceano, dunque, è tecnicamente possibile, anche se legato a condizioni ben precise.

“Il progetto tecnico conta. E a Bologna mi sento importante”

Quando gli si chiede se, per decidere di restare, conterà di più una proposta economica o un progetto tecnico solido, Pajola ammette di non avere ancora una risposta chiara: “Non ci ho pensato con attenzione. Però qui a Bologna i tifosi mi hanno sempre sostenuto, e questo vale tantissimo. Anche perché mi piacerebbe diventare davvero qualcuno di importante qui dove sono”.

Inoltre, sottolinea un aspetto spesso trascurato: l’età. “Ho solo 25 anni, che è anche l’età giusta per provare qualcosa di nuovo, se ci sarà l’occasione giusta. Ma senza forzature”.

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“NBA? Solo se c’è un ruolo, altrimenti non ha senso”

Pajola ha sempre parlato della NBA come di un sogno realistico ma non prioritario. La visione è chiara e pragmatica: “Siamo professionisti, a me interessa giocare e divertirmi. L’NBA può essere un’esperienza di vita, ma devi sapere a cosa vai incontro. Là nessuno ti garantisce nulla: magari giochi 5 minuti, magari 30, magari non entri mai in campo. A volte ti raccontano la verità, altre no. Sta a te decidere se crederci”.

E poi aggiunge con sincerità: “L’NBA è un sogno, anche per uno come me che non l’ha mai sognata troppo. Però arrivarci sarebbe qualcosa di davvero… posso dire ‘epico’? Se ci andassi, lo farei per giocarmi le mie possibilità, lavorare duro e dimostrare di poter appartenere a quel livello.”

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