Ieri pomeriggio, a qualche ora di distanza dalla pesantissima debacle subita dalla Segafredo, sono arrivate le scuse ai tifosi da parte del CEO Baraldi, che ha parlato a nome di tutta la società. Serate come quella di Venerdì, o come quella di Belgrado in ottobre, infatti, non devono più ripetersi. Perdere ci sta, soprattutto quando sei una matricola nella competizione più importanti d’Europa, ma le umiliazioni non sono consentite. La lunga storia della Virtus Bologna, uno dei club fondatori di Eurolega, non permette sconfitte e atteggiamenti come quelli visti contro l’Olympiacos. Non lo merita il presidente Zanetti e non lo meritano i tifosi, sempre pronti a sostenere la squadra in ogni condizione. Nonostante il momento sia tutt’altro che florido, non sono concesse pause o turni di riposo, poiché già la prossima settimana è in programma il terzo doppio turno della stagione.
Come può la Virtus ripartire dopo una debacle di simile portata? Come può entrare in campo senza avere nella testa il meno 46 (quarantasei!) subito in Grecia? Dove può appoggiarsi lo staff tecnico per rimediare alle brutte uscite delle ultime settimane? Sarà possibile rialzarsi in un doppio turno, considerando le 0 vittorie accumulate nei doppi impegni finora? Se avessimo le risposte a queste domande, probabilmente le Vu Nere non sarebbero neanche finite in questa drammatica situazione.
Per prima cosa, occorre affrontare un tema difficile come quello della costruzione del roster. Non è novità che Sergio Scariolo, in modo educato e politicamente corretto, si lamenti velatamente davanti ai microfoni della squadra a sua disposizione. A giudicare dalle ripetute dichiarazioni del coach, tutto fa pensare che avesse immaginato una squadra ben diversa per il suo ritorno in Eurolega. Se il primo ad avere dubbi è l’allenatore, come si può costruire un team vincente? Supponendo che il coach non sia contento di ciò che ha a sua disposizione, c’è una mancanza di comunicazione tra staff tecnico e dirigenza su come intervenire sul mercato? Da quanto si è potuto vedere finora, o alcuni giocatori cambiano radicalmente il loro approccio mentale alle partite, oppure bisognerà ricorrere a nuovi tesseramenti per tornare al top.
Un club alla prima stagione in Eurolega dopo molti anni può accettare che si perdano alcune partite, può accettare di non centrare l’obiettivo fissato ad inizio annata. Le 8 sconfitte registrate al 9 dicembre si dividono in due categorie. Da un punto di vista puramente risultatista, una L è sempre una L e non importa come arriva. Ma come si potrebbe paragonare la sconfitta del Pireo con quella dell’Oaka? È una questione di atteggiamento, perché la Virtus, con la partita persa contro l’Efes, ha già dimostrato di potersela giocare fino in fondo con tutte. Se alcune sono arrivate per indecisione, tre sono arrivate per arrendevolezza e poco coraggio. Le prime citate sono accettabili, comprensibili e aiutano la squadra a crescere sotto ogni punto di vista. Le seconde, al contrario, ledono la storia di una società come la Virtus, e non sono accettabili come ammesso dalle dichiarazioni della dirigenza. Per quanto i playoff siano ancora più che possibili, in questo momento sembra che la Segafredo sia nettamente più indietro rispetto alle concorrenti.
Come si può rialzarsi dall’ultimo periodo negativo, se non si è mai al completo? Da inizio stagione, le Vu Nere non hanno mai giocato al top della condizione, con gli infortuni di Shengelia prima e di Ojeleye poi a minare la costruzione tattica della squadra di Scariolo. Sperando che l’ex Celtics possa rientrare quanto prima, occorre ripartire con quello che si ha e che ha funzionato anche nella disastrosa serata di Atene. Giocatori esperti come Mickey e Teodosic, l’energia di Bako utilizzata solo al momento giusto e la condizione in via di miglioramento di Shengelia possono essere una soluzione. Un Lundberg che torna sui suoi livelli, così come un risveglio di Jaiteh, anche. Il gruppo squadra deve chiudersi in palestra e lavorare insieme duramente, affrontando la realtà e rimanendo umile. Per risalire tutte le gare vanno giocate come una finale, senza guardare la classifica, per quella ci sarà tempo a giochi fatti.
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